Sasha Tishkov
03 February – 18 March 2023
EXHIBITION
EXHIBITION
EXHIBITION
EXHIBITION
EXHIBITION
EXHIBITION
So Comes Snow After Fire
So Comes Snow After Fire è la prima mostra personale in Italia dell’artista estone Sasha Tishkov, che inaugura la stagione espositiva 2023 di VOGA. Il progetto – supportato dal Cultural Endowment of Estonia – si inserisce nella ricerca condotta dall’artista sul futuro degli ambienti naturali e sociali, volta a evidenziare la precarietà insita tanto negli equilibri culturali e geopolitici quanto nelle storie individuali di chi li abita.
Tishkov porta dentro lo spazio espositivo pratiche quotidiane ataviche e universali come il taglio della legna e l’accensione del fuoco, per condurci in uno scenario ipotetico e facilitare una messa in prospettiva critica della realtà attuale.
Partendo dall’ipotesi speculativa del global cooling (raffreddamento globale) – alternativa possibile al piú citato global warming – la mostra esplora l’ipotesi di un imminente ritorno del nostro stile di vita a ciò che è strettamente necessario alla sopravvivenza. “So comes snow after fire” ci invita così a ragionare su questo ritorno all’essenziale, che potrebbe essere visto tanto nel segno di una decrescita consapevole, quanto come la conseguenza di minacce globali quali guerre, violenze e inquinamento.
La prima parte dello spazio ricostruisce una falegnameria, in cui gli strumenti da lavoro e la legna aprono l’immaginazione a viaggi temporali, incursioni tra memorie primordiali e presenti alternativi, futuri utopici o apocalittici. L’artista ci spinge in contesti vicini e lontani e, attraverso il fuoco, evoca scene di vita agricola ormai estranee a chi vive in città.
Da antica falegnameria, lo spazio si svuota, la temperatura si abbassa, e il pubblico si trova in una grotta ghiacciata, come suggeriscono le stalagmiti di ceramica che crescono sul soffitto, svelando l’ultimo ambiente della mostra. Qui prende corpo il video Who Is Keeping the Ruins Warm?, nel quale il voice over legge un estratto di “Un appartamento su Uranio”, testo del 2015 del filosofo e scrittore spagnolo P.B. Preciado. Nel capitolo letto, intitolato “Who Is the Greek Debt Keeping Warm?”, l’autore descrive la condizione del popolo greco a seguito della grave crisi economica del 2009, a partire dalle case: le stanze degli appartamenti si trasformano in fredde steppe e i corridoi in passi di montagna ghiacciati, e lo stesso vale per gli edifici pubblici, inclusi i musei.
Alla fine del testo, Preciado sogna che non solo gli abitanti ma anche gli edifici stessi possano rialzarsi e fuggire dal contesto politico ed economico che li opprime. Il fuoco di Tishkov – che ci ha accolti nella prima parte della mostra come elemento del passato quasi rassicurante – diventa quindi un riferimento a tutte quelle condizioni geo-politiche e socio-economiche oggi in corso, in cui persone prive di infrastrutture sono costrette a riscaldare i loro appartamenti di città con la legna.
In questo viaggio tra spazio e tempo, la mostra invita a ripartire da un’abilità primordiale come l’accensione del fuoco per riflettere sulla realtà ipertecnologica nella quale siamo immersi, rivelando come ciò che credevamo ormai lontano trova ancora applicazione in contesti diversi, dalle nuove comunità periurbane e rurali a quelle dilaniate dai conflitti bellici. So Comes Snow After Fire chiede a ciascuno di noi quanto vicino o lontano sia dalla preparazione e accensione del prossimo fuoco, che sia materiale o simbolico, frutto di speranza o disperazione.
Tishkov porta dentro lo spazio espositivo pratiche quotidiane ataviche e universali come il taglio della legna e l’accensione del fuoco, per condurci in uno scenario ipotetico e facilitare una messa in prospettiva critica della realtà attuale.
Partendo dall’ipotesi speculativa del global cooling (raffreddamento globale) – alternativa possibile al piú citato global warming – la mostra esplora l’ipotesi di un imminente ritorno del nostro stile di vita a ciò che è strettamente necessario alla sopravvivenza. “So comes snow after fire” ci invita così a ragionare su questo ritorno all’essenziale, che potrebbe essere visto tanto nel segno di una decrescita consapevole, quanto come la conseguenza di minacce globali quali guerre, violenze e inquinamento.
La prima parte dello spazio ricostruisce una falegnameria, in cui gli strumenti da lavoro e la legna aprono l’immaginazione a viaggi temporali, incursioni tra memorie primordiali e presenti alternativi, futuri utopici o apocalittici. L’artista ci spinge in contesti vicini e lontani e, attraverso il fuoco, evoca scene di vita agricola ormai estranee a chi vive in città.
Da antica falegnameria, lo spazio si svuota, la temperatura si abbassa, e il pubblico si trova in una grotta ghiacciata, come suggeriscono le stalagmiti di ceramica che crescono sul soffitto, svelando l’ultimo ambiente della mostra. Qui prende corpo il video Who Is Keeping the Ruins Warm?, nel quale il voice over legge un estratto di “Un appartamento su Uranio”, testo del 2015 del filosofo e scrittore spagnolo P.B. Preciado. Nel capitolo letto, intitolato “Who Is the Greek Debt Keeping Warm?”, l’autore descrive la condizione del popolo greco a seguito della grave crisi economica del 2009, a partire dalle case: le stanze degli appartamenti si trasformano in fredde steppe e i corridoi in passi di montagna ghiacciati, e lo stesso vale per gli edifici pubblici, inclusi i musei.
Alla fine del testo, Preciado sogna che non solo gli abitanti ma anche gli edifici stessi possano rialzarsi e fuggire dal contesto politico ed economico che li opprime. Il fuoco di Tishkov – che ci ha accolti nella prima parte della mostra come elemento del passato quasi rassicurante – diventa quindi un riferimento a tutte quelle condizioni geo-politiche e socio-economiche oggi in corso, in cui persone prive di infrastrutture sono costrette a riscaldare i loro appartamenti di città con la legna.
In questo viaggio tra spazio e tempo, la mostra invita a ripartire da un’abilità primordiale come l’accensione del fuoco per riflettere sulla realtà ipertecnologica nella quale siamo immersi, rivelando come ciò che credevamo ormai lontano trova ancora applicazione in contesti diversi, dalle nuove comunità periurbane e rurali a quelle dilaniate dai conflitti bellici. So Comes Snow After Fire chiede a ciascuno di noi quanto vicino o lontano sia dalla preparazione e accensione del prossimo fuoco, che sia materiale o simbolico, frutto di speranza o disperazione.
Biografia

Sasha Tishkov (Tallinn, 1989) è nato in una famiglia di immigrati nomadi russi, stabilitisi sul territorio estone durante l’occupazione dell’Unione Sovietica.
Formatosi alla Central Saint Martins di Londra (grazie alla borsa di studio della Mona Hatoum Foundation) e alla Kõrgem Kunstikool Pallas in Estonia, il suo lavoro esplora le ecologie queer e l’identità come strumento di autodefinizione.
Cresciuto in campagna, Sasha ha sviluppato e coltivato una connessione reciproca con il mondo naturale. Nella sua pratica multidisciplinare costruisce scenari speculativi che facilitino la messa in prospettiva critica della nostra realtà socio-economica e del nostro sistema capitalista e patriarcale.
Attraverso installazioni capaci di trasgressione, fantasia e poesia, l’artista propone, infatti, nuovi sistemi di valori e li intreccia in nuovi mondi ipotetici, come antidoto intenzionale contro i sistemi patriarcali di violenza, potere riproduttivo e decadenza del capitalismo.
