Baitball #03 – Like a Little Disaster
IIII edizione
Una panoramica delle realtà che operano stabilmente sul territorio Pugliese, a cura di Like a Little Disaster.
Palazzo San Giuseppe, Polignano a Mare
20.06.2023
VOGA ELSEWHERE
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DINA MIMI
WHEN THE STONE SLID INTO OUR THROATS WE WALKED MILES TO FIND YOU
Dina Mimi, ci dà accesso alle caverne di Bayt Jibri attraverso il suo corpo. Le fotografie e la composizione testuale usano scala, materialità e luce per suscitare una risposta sensoriale-emotiva che attira gli osservatori su un terreno dell’indefinito. Dettagli di pietra rupestre o di carne corporea, le immagini – fotografate o evocate a parole – tratteggiano emozioni di desiderio e accessibilità, distanza e prossimità, paura e speranza. Partono da narrazioni mitologiche per arrivare alla promessa di un ritorno, e richiamano una domanda posta da Saidiya Hartman in “Venus in two acts”: Come si rivisita un atto di assoggettamento senza replicare la grammatica della violenza? Che si sia in una grotta o al cospetto del corpo dei giganti.Bayt Jibrin è un villaggio nel distretto di Hebron, in Palestina. Il suo nome arabo, probabilmente derivato dall’aramaico, significa ‘casa dei potenti’. Secondo la tradizione locale, il villaggio era originariamente abitato dai Cananei, che si diceva fossero una razza di giganti. Bayt Jibrin era una città importante nell’antichità, abitata nei secoli da una moltitudine di popoli. Nel 1948 – anno che i palestinesi chiamano la Nakba, la “catastrofe” – le forze israeliane attaccarono e bombardarono queste antiche grotte, occupando il villaggio e costringendo gli abitanti all’esilio, rendendoli rifugiati ed impedendo loro il ritorno. Oggi Bayt Jibrin è un sito patrimonio dell’UNESCO.
Like A Little Disaster
Curato da Giuseppe Pinto e Paolo Modugno, LALD Like a little disaster è un progetto collettivo senza fissa dimora. L.A.L.D. rifiuta l’idea di essere confinato in un unico spazio e ricorre a tutte le strutture possibili, senza alcuna preclusione, come oggetto di azione e indagine. Creare significato è un’attività che necessita dell’interazione con le sedimentazioni storiche e culturali del luogo dei nostri interventi, in modo tale da attuare una strategia in cui la cornice sociale non sia solo un contorno ma parte essenziale di ogni progetto.
Biografia
Dina Mimi (Palestina, 1994) è un’artista visiva e regista che lavora e vive tra Gerusalemme e Amsterdam, dove è stata artista in residenza presso De Ateliers (2020-2022). La sua pratica è poliedrica e utilizza video, suono, performance e testo, esplorando il tema del lutto e del dolore. Voci di corpi sfuggenti chiedono: che suono ha il lutto? Come si cercano elementi immaginifici all’interno di resoconti storici dominanti? Cosa succede al corpo alla soglia della fine? Il lavoro di Dina Mimi porta avanti una ricerca sulla morte e sulla memoria, con particolare riferimento agli eventi storici del passato coloniale. Dina Mimi ha conseguito la laurea triennale presso la Bezalel Academy of Arts and Design di Gerusalemme nel 2016 e il suo MFA in Art in the Public Sphere presso l‘ECAV-École cantonal d’art du Valais in Svizzera nel 2018.
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